Wednesday, November 15, 2006

I CREDENTI OMOSESSUALI: PORTATORI DI UNA VISIONE LAICA DELLA REPUBBLICA

(09/07/2006) Naturalmente portati a vivere una fede libera, che non fa comodo alle porpore, ai poteri, alle lobby, alla occupazione delle istituzioni da una furba classe politica.

Perché credere?! La domanda, più che da ateo, me la pongo da omosessuale. Perché molti gay e lesbiche (e secondo il sondaggio che abbiamo lanciato sono tanti) decidono di intraprendere un cammino di fede, solitamente cattolico (se si parla della comunità omosessuale italiana), malgrado le istituzioni oltre a non capirli decidano di ostacolare in tutti i modi la loro partecipazione nella vita della comunità? Da ateo, e in qualche modo da parte attiva nel movimento, non riesco proprio a darmi una risposta ma solo un ulteriore stimolo: gay e lesbiche vivrebbero più serenamente il proprio cammino di fede se alcuni dei prelati che silenziosamente ubbidiscono alle gerarchie decidessero di opporsi? Probabilmente sì, come è molto probabile sostenere che se al posto del cardinal Ratzinger fosse stato eletto il cardinal Martini il dibattito in Italia con la Chiesa sarebbe stato più semplice. Arcigay, forse, non avrebbe definito la Chiesa Cattolica “un partito omofobico”.

Vero è che se il Vaticano non avesse deciso così fortemente di battersi per evitare che in Italia fossero introdotti una serie di provvedimenti per tutelare le coppie di fatto, forse adesso anche noi, come (persino) gli abitanti della Repubblica Ceca, festeggeremmo le prime unioni omosessuali registrate.

A testimonianza di ciò proviamo a ragionare su quanto sta accadendo proprio in questi giorni alla chiesa anglicana.

Dopo l'apertura degli anglicani americani al sacerdozio per gli omosessuali (è singolare che ciò avvenga dopo la battaglia portata avanti da Bush contro il matrimonio omosex) i “fratelli” africani, riuniti in Uganda, hanno fatto capire di essere pronti allo scisma se ai prossimi sinodi parteciperanno anche le chiese che intendono sostenere gay e lesbiche. Il Ministro ugandese dell’Etica e dell’Integrità, proprio nei giorni scorsi, ha fatto sapere di non condividere i provvedimenti presi per tutelare le coppie omosessuali.

Non sempre, fortunatamente, la politica segue quanto stabilito dalla gerarchie religiose. Nei paesi in cui i legislatori hanno deciso di tutelare le unioni omosessuali, come ad esempio la Svizzera, la Chiesa (nella fattispecie quella dei Vecchi Cattolici) ha deciso di benedire le coppie gay e lesbiche che lo vorranno. Nella Spagna sopravissuta alla “deriva zapaterista”, dove si è tenuta la V giornata internazionale della famiglia lo scorso 9 luglio, un vescovo ha deciso di adeguarsi con i provvedimenti politici a tal punto da richiamare il premier affinché introducesse la legge sulla modifica del nome delle persone transgender.

Essere gay credenti in Italia, oggi, vuol dire quindi essere abbandonati a se stessi due volte? Una dallo Stato e una dalla Chiesa? Se così fosse non si capisce perché gli omosessuali che decidono di condividere il proprio cammino di fede siano in pochi. Gli altri, la maggior parte (sempre secondo il sondaggio Religioni e omosessuali), decidono di vivere la propria fede in solitudine. Forse in realtà si tratta di un trend irreversibile, che conduce in fondo ad un atteggiamento realmente laico (come quasi di fatto c’è nella società di tutti i giorni) e presto magari anche ad una lacitià istituzionale.
Di certo per ora resta lo sfruttamento dei deboli, delle persone ignoranti, che vengono sottoposte alle doppie umiliazioni, quelle inflitte dalle religioni e quelle inflitti dalle istituzioni, umiliazioni però necessarie alla conservazione dello status quo. Seminare ignoranza, superstizioni e pregiudizi, per continuare a perpetuare il patto di ferro tra chi controlla il potere e chi controlla le coscienze.

Ma forse proprio sulla questione omosessualità e religione qualcosa sta cambiando. Di questo hanno paura i controllori delle coscienze. Per questo starnazzano a tutte le ore contro le persone omosessuali. Perché queste sovvertono l'ordine del gregge, sono portatori di un nuovo approccio intimo, individuale, personale alla fede. Sono naturalmente portati a vivere una fede libera, che non fa comodo alle porpore, ai poteri, alle lobby, alla occupazione delle istituzioni da parte di una classe politica che pensa di poter continuare ad utilizzare la fede degli individui solo per mantenere il potere. Chissà che gli omosessuali non facciano loro questa rivoluzione attesa da quando è nata la nostra amata Repubblica?
DON’T ASK, DON’ TELL. IL PENTAGONO CURA GLI OMOSESSUALI

(25/06/2006) In più di dieci anni il Pentagono ha speso 363 milioni di dollari per far tacere i gay e lesbiche. Secondo il Ministero della Difesa gli omosessuali sono malati.
Uno dei problemi della comunità omosessuale è certamente la visibilità, soprattutto quella vietata dai legislatori. Si è soliti pensare che in “occidente” i gay e le lesbiche possano vivere liberamente la propria sessualità, senza leggi che lo impediscano (come ad esempio accade oggi in Camerun). Eppure non è così. La stessa America che ricorda Stonewall (ogni 28 giugno) chiede ai propri militari gay e lesbiche di non parlare della propria omosessualità.

Per garantirsi il silenzio dei propri militari, Bill Clinton (lo stesso presidente testimone della famosa stretta di mano tra il premier israeliano Yitzhak Rabin e il leader palestinese Yasser Arafat) introdusse nel 1993 il provvedimento “DON’T ASK, DON’T TELL”, a causa del quale tutti gli omosessuali impegnati nell’esercito non devono parlare delle proprie preferenze sessuali.

Passano gli anni. Gli Stati Uniti d’America sono oggi governati da un presidente conservatore, George W Bush, che più volte in questi mesi ha cercato di vietare i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Parallelamente al dibattito sui matrimoni per gay e lesbiche (diversi saranno i referendum previsti per l’autunno prossimo sull’argomento) si ricomincia a parlare, a causa dello scandalo di cui sono partecipi diversi militari, della legge "don’t ask, don’t tell".

La comunità omosessuale capisce che il silenzio a cui sono stati costretti in tutti questi anni i militari non ha una spiegazione logica.

Oltre alle manifestazioni organizzate da alcune associazioni GLBT, diversi gruppi di studi si impegnano per capire quanto sia costato materialmente il provvedimento "don’t ask, don’t tell".I dati sono allarmanti. Secondo quanto scoperto per far tacere gli omosessuali, dal 1993 ad oggi, il Pentagono ha speso circa 363 milioni di dollari, il doppio di quelli dichiarati ufficialmente. Solo nel 2005, a causa della loro omosessualità, sono stati congedati 726 soldati.

Il dibattito, inevitabilmente, diventa pubblico. Oltre alle associazioni per i diritti umani anche i generali decidono di esprimersi pubblicamente sull’argomento.

“Come possiamo noi dire a un soldato: sei bravo abbastanza per combattere in Iraq ma non puoi essere apertamente gay?” ha dichiarato, durante l’annuale conferenza dei problemi del Ministero della Difesa, il generale Claudia Kennedy.

I vertici del Pentagono non rispondono, al loro posto ci pensano dei ricercatori dell’Università di Santa Barbara. Secondo quanto scoperto dal team di studio californiano, il Pentagono avrebbe fatto tacere in tutti questi anni i suoi soldati gay poiché la loro omosessualità rappresenterebbe una forma di malattia mentale, pericolosa tanto quanto quelle accusate dal malato immaginario di Molière.
ALTRI SUONI

(22/06/2006) Non tutti i gay amano Madonna e Laura Pausini, parola di Alessio Bertallot.

L’Italia, quanto pubblicato sul Time qualche settimana fa ne è una prova, è un paese vecchio. Rivoluzioni culturali e sociali sembrano irrealizzabili. Sembrano finché non ascolti Altri Suoni, la nuova compilation di Alessio Bertallot.

Dopo l’inferno di Dante, che se hai “musicato”, è uscita la tua nuova compilation: ALTRI SUONI. Come è nato il progetto?
E' già qualche anno che ho la sensazione che in Italia i nuovi talenti siano ostracizzati dal sistema mediatico. La tirannia della mediocrità, del dare alla gente quello che la gente vuole, dà spazio solo agli standard commerciali, figuriamoci alla sperimentazione. tre anni fa mi imbattei in un brano di Amalia Grè che non veniva considerato. Cominciai a suonarlo e venne fuori il fenomeno di Amalia: tutti a scrivere e parlare della nuova cantante jazz italiana, come se invece l' indifferenza ( per lei e per molti altri artisti italiani ) esercitata come abitudine, almeno finché qualcuno non ha il coraggio di varcare una linea, non esistesse. Da allora molti musicisti mi inviano i loro brani perché non hanno altri riferimenti che li prendano in considerazione. Io mi appassiono ad alcuni e, avendone raccolti molti ho pensato di pubblicare una raccolta. Molti artisti hanno scritto il pezzo apposta per il progetto. Ora è qualcosa di più che una semplice compilation.

In Altri Suoni insieme a Riccardo “Uazz” canta anche Ilaria Graziano che aveva già preso parte ad un’altra Bertallosphie con la cover “L’ultima occasione”. Com’è, dal tuo preferenziale punto di vista, la scena musicale italiana?
E' inverno. I semi sono sotto la terra, fredda e negra (come scriveva Carducci ) e aspettano condizioni più favorevoli per germogliare. Ma la primavera, come canta Battiato, tarda ad arrivare.

La musica italiana non solo la racconti ma la fai anche. L’anno scorso sei ritornato ad incidere con gli Aeroplani Italiani. Una delle hit dell’album è stata senza dubbio “Canzone d’Amore”, cover delle Orme. Sembra, sentendo “Altri Suoni”, che oltre ad una selezione musicale nuova tu abbia lavorato molto anche sulla memoria della musica. Cos’ è per te la MEMORIA?
Non c'è differenza fra passato, presente e futuro, in musica. Sono fotogrammi di una pellicola in divenire. E' per questo che è importante la memoria: è cultura, è consapevolezza, è visione d'insieme. I musicisti migliori sono quelli che hanno la cultura "classica" ma sanno anche utilizzare il linguaggio della tecnologia, della modernità. Lo stesso vale per i dj ed anche per chi ascolta ed eventualmente, compra, musica.

È abitudine pensare che il pubblico omosessuale segua solo un determinato tipo di musica, Madonna piuttosto che Laura Pausini. Quanto è vero, per te, questo assioma? Esistono cantanti, suoni, mood solo per omosessuali ed altri solo per eterosessuali?
Non si può fare di tutte le erbe un fascio, conosco omosessuali colti e persino sofisticati nelle loro preferenze musicali. E' vero però, ed è una cosa che non mi piace affatto, che c'è un atteggiamento da parte di molti omosessuali ad entusiasmarsi per aspetti glamour, fatui, della musica. ma anche della vita (apparentemente, perché spesso è solo scena). Madonna mi annoia, musicalmente non conta nulla. È solo brava a fare parlare di sé. L'apprezzo di più come produttrice, visto che è stata lei a finanziare i primi dischi di Meshell Ndegeocello, una musicista che, quanto a coglioni artistici, mette nel sacco molti uomini. Infatti non ha mai fatto mistero di essere anche lesbica...

Secondo Sandro Piccinini (conduttore di “Controcampo” e autore del libro “Il mucchio selvaggio”) la tv ha rappresentato in questi anni i cambiamenti della società italiana. Per te, voce storica della radiofonia italiana, com’è cambiata la società italiana?
Non ho letto quel libro. Messa così, non direi che la tv abbia rappresentato i cambiamenti della società. Forse era così un po' all'inizio. Ormai la tv è autoreferenziale, rappresenta solo se stessa: agli show sono invitati solo personaggi già famosi per via della televisione. Si avvita così in un loop di cannibalismo mediatico: la tv si autoalimenta mangiando la propria stessa merda. I canali televisivi nazionali pagano enormi cifre per acquistare all' estero i diritti di format televisivi che anche mia nonna sarebbe capace di inventare. Ma tanto i soldi ci sono perché li danno gli sponsor che poi li fanno pagare a noi, sui singoli prodotti. Il mondo di fuori, è molto diverso, ma per vederlo bisogna spegnere la televisione.

Recentemente a B-Side hai letto un libro di Beppe Grillo. Come accade per la musica, anche la società suona ormai da troppo tempo gli stessi suoni?
Mi sembra che il sistema della tirannia della mediocrità, dell'ignavia creativa, politica e culturale, del conformismo per evitare di rischiare di essere un drop out del sistema sia la regola in tutti i campi.

Parlando di cambiamenti, ha aperto parallelamente al programma radiofonico un blog, backside e le puntate di B-Side si possono sentire anche in differita. Mi piacerebbe capire quali cambiamenti auspichi per l’Italia sia a livello musicale sia a livello sociale.
Erano diversi anni che gli ascoltatori sollecitavano perlomeno la possibilità di riascoltare le puntate di B Side. Lo possiamo fare da poco per questioni burocratiche finalmente risolte. La tecnologia aiuta.
Per l'Italia credo che si possa essere felici anche solo se riusciamo ad evitare il disastro che incombe. Scusate la gravità, ma credo che sia ora di rimboccarsi le maniche o rassegnarsi di finire ai margini. Non ci salveranno le street parade, i gossip della tv e la pretesa di non volersi immischiare di politica e della vita sociale: altri decidono per noi, e decidono male.
NON CHIEDERE, NON DIRE

(13/06/2006) Come vivono gli omosessuali italiani impegnati nell`esercito?! Prova a raccontarcelo Giulio Russo.

I militari statunitensi omosessuali, come vi abbiamo già raccontato nei mesi scorsi, non possono dichiarare la propria omosessualità. Questo tipo di politica, che agli Stati Uniti è costata sino ad ora circa 363 milioni di dollari, è sta messa in discussione recentemente dal generale Claudia Kennedy.

Questo accade negli Stati Uniti. In Italia l’omertà sembra essere ancora più difficile da distruggere. Né sa qualcosa Giulio Russo che sull’argomento ha scritto il libro “Non chiedere, non dire?”.

IL LIBRO
“Non chiedere” e “non dire” sono due condizioni (e due semplici imperativi) comunemente riscontrabili nelle istituzioni militari e militarmente organizzate che permettono, di fatto, il controllo sull’affettività, sulla sessualità e sulla vita delle persone omosessuali che vi prestano servizio. Con pure apprezzabili variazioni fra le varie Armi ed i vari Corpi, l’assenza di una comunicazione non discriminatoria riguardo la realtà omosessuale si rileva come dato di fatto indiscutibile.

Facendo specifico riferimento alla situazione italiana, non esiste un passato per le persone gay, lesbiche e bisessuali in divisa; ci sono solo il presente e il futuro e sono tutti da costruire.
Estranei alle forme di auto-organizzazione tipiche dell’associazionismo GLBT degli anni ’80, gli/le omo-bisessuali in divisa scoprono oggi di volere ciò che per i “civili” è il patrimonio di visibilità e vivibilità acquisito in questi ultimi vent’anni. Chi sono, ma soprattutto come vivono oggi i gay in divisa? Questa pubblicazione focalizza per la prima volta lo stato delle cose di questa realtà, mettendo a disposizione il supporto documentale di materiale originale, fonti storiche e interviste dei/delle diretti/e interessati/e svelando un mondo articolato e complesso le cui vicende solo il mezzo cinematografico aveva (paradossalmente) appena osato raccontare.

L’AUTORE
Giulio Russo e’ nato a Rimini nel 1967 ed e’ nel movimento GLBT dal 1987. Nel Circolo Pink di Verona ha diretto il Tel. Amico Gay, ha partecipato a due mostre fotografiche sulla visibilita’ e ha seguito il Settore Salute (HIV e MTS) realizzando una campagna di informazione e prevenzione per la Regione Veneto diretta ad omo-bisessuali. Per Ombre Corte, sempre con il Circolo Pink di Verona, ha curato il volume “Le ragioni di un silenzio. La persecuzione degli omosessuali durante il nazismo e il fascismo” (2002), che organizza i materiali di uno dei primissimi convegni sul tema.
LA FEMMINILITÀ DI DESIDERIO

(20/04/2006) Esce domani nelle sale il film che racconta la storia di Desiderio, transessuale innamorato di Andrea. Nel cast anche Vladimir Luxuria.

La femminilità rappresenta dalla Madonna può essere ricondotta a quella raccontata da Massimo Andrei in Mater Natura?! Sembrerebbe di no, eppure a dar volto alla Vergine e al trans Desiderio (in Mater Natura) è stata la stessa persona: Maria Pia Calzone.
“Non ci ho pensato ma me sono resa conto dopo – ha dichiarato la protagonista di Mater Natura al Corriere della Sera. Se per la vergine, racconta Maria Pia, ho lavorato per sottrazione, al punto che su mia proposta, sono stata tolte alcune battute, per Desiderio ho dovuto sbracciarmi, agitarmi. La storia di Desiderio – conclude l’attrice - rappresenta il dramma dell’essere accettato per quello che si è”.

Più che per sé stessa Desiderio è costretta ad accettarsi, come ogni bella commedia che si rispetti, per un ragazzo: Andrea.
Interpretato da Valerio Foglia Manzillo (considerato ormai un’icona gay dopo la partecipazione nel 2002 a l’Imbalsamatore di Matteo Garrone), Andrea rappresenta per Desiderio la svolta; sarà infatti per Andrea, bellissimo ragazzo ad un passo dal matrimonio, che Desiderio smetterà di prostituirsi.

Ma il film premiato alla Settimana Internazionale della Critica, della Mostra di Venezia, più che di abbandoni, tratta il tema del passaggio. Un passaggio che inevitabilmente, per il regista, è rappresentato dalla figura del transessuale, “sofisticato nel fisico e nella psicologia, emblema della transizione/ transazione dei nostri tempi”.

È proprio sul passaggio dal marciapiede alle coltivazioni di prodotti non trans-genici di Desiderio che il regista ha voluto indagare per capire come un “diverso” può reinserirsi a pieni diritti nella società.
Nella società dei femmenèlli napoletani, nella società tanto devota quanto pagana Desiderio, come recita la colonna sonora del film, piuttosto che tornare giù decide di provare a scagliarsi verso un blu tanto normale quanto desiderato.

MATER NATURA
Durata: 90’
Nazione: Italia
Genere: Drammatico
Regia: Massimo Andrei
Attori: Vladimir Luxuria, Maria Pia Calzone, Valerio Foglia Manzillo, Enzo Moscato, Franco Javarone, Luca Ward
Trama: Desiderio è un giovane transessuale di carattere sensibile, generoso e pieno di vita. Dopo aver conosciuto Andrea, un bellissimo ragazzo che gestisce un autolavaggio, Desiderio decide di cambiare vita e di fare progetti per il futuro insieme a lui. Nonostante i due si amino, Desiderio viene a scoprire che Andrea è in procinto di sposarsi con una giovane cameriera, Maria.
SCRIVERO` D`AMORE SCRIVERO` PER TE...

(03/04/2006) Con Giuni Russo ha condiviso 35 anni di Vita e di Arte. In un`interessante intervista Maria Antonietta Sisini ci racconta come è stato vivere a fianco di una delle artiste più affascinanti della musica italiana.

Sul sito ufficiale di Giuni, giunirusso.it, mi ha molto colpito molto un suo pensiero. “Mi considero la più fortunata delle persone e con infinita gratitudine ringrazio il Signore per avermi fatto un dono tanto prezioso: l'aver condiviso con Giuni oltre 35 anni di Vita e di Arte”. Ci racconta come sono stati questi 35 anni di Vita e di Arte insieme?!
Belli, bellissimi ed intensissimi, rifarei tutto! Anzi darei anni della mia vita per ritornare indietro e riviverli nuovamente.

Parlando del suo cammino con Giuni, non si può non parlare del rapporto che la stessa Giuni aveva con la fede. “Il Sacro, secondo il mio cuore, é legato soprattutto alla spiritualità carmelitana. Io, amante di Santa Teresa D'Avila e della ricerca, vedo in queste poesie e canzoni la bellezza della santità degli esseri umani, dei figli che cercano nelle proprie dimore Dio, cioé l'Amore”. Cos’era, ma soprattutto come è stata vissuta, la fede da Giuni?!
Posso rispondere con le parole di Giuni quando le facevano questa domanda: "non vorrei parlarne adesso". S.Teresa d'Avila, Edith Stein, Simone Weil....Le hanno rapito il cuore, la mente, lo Spirito.
A suo tempo, se sarò all'altezza, a Dio piacendo, scriverò un libro sull'argomento.

Un rapporto di coppia è inevitabilmente segnato anche da una colonna sonora. Secondo alcuni “Alghero” (preso atto delle sue origini sarde) è stata dedicata a lei. Ma lei, Maria Antonietta, a quali canzoni di Giuni si sente più legata? Perché?! Ho saputo che sta lavorando ad un nuovo progetto discografico, ce ne vuole parlare?
Le canzoni di Giuni sono state scritte tutte insieme, dunque sono tutte nostre figlie! Alghero è nata a bordo di un aereo durante un viaggio verso quella località.
Sì, sto lavorando intensamente alla pubblicazione dell' 8 Settembre 2006, sempre secondo quanto avremmo creato insieme, per ora è prematuro scriverne, dico che sarà un CD e DVD, come "Mediterranea Tour". Giuni amava tantissimo cantare con le colleghe, ci saranno contributi da parte di colleghe e colleghi.
Non volevo dire niente per scaramanzia, ma ho detto tutto come al solito!

Parlando di diritti, al sito gay.it lei ha dichiarato di essere stata fortunata nel poter stare accanto, durante la malattia, a Giuni. Molte sono, ahimè, le persone che temono di non poterlo fare. Un ragazzo, durante una nostra trasmissione, ci ha raccontato di essere pronto a trasferirsi in Spagna col proprio compagno per poter vivere con lui, la malattia che molto probabilmente li dividerà. Le chiedo, a tutte questi omosessuali cosa si sente di dire?
Sì, sono stata fortunata perché io e Giuni siamo cresciute insieme, aveva appena sedici anni quando venne ad abitare a Milano con me e mia madre, io diciassette.
La Sua e la mia famiglia si sono sempre volute bene e frequentate, pur alla lontana (perché apparteniamo a due isole distanti) il rapporto è sempre stato ed è tutt'ora molto affettuoso e di rispetto reciproco.
Certo, ho temuto tanto anch'io, Giuni prima e durante la malattia ha scritto i Suoi desideri e volontà, ed è naturale che desiderasse essere assistita dalla persona con la quale aveva vissuto tutta la vita. In tale situazione i familiari, se persone educate e civili, non dovrebbero opporre nessuna resistenza per rispetto. La famiglia di Giuni si è attenuta a quanto Lei ha scritto.
Posso solo raccontare la mia esperienza, consigli ad altre persone è materia assai delicata, non mi sento all'altezza di dare istruzioni!
In coscienza dico a tutte le coppie di dedicare moltissima attenzione, serietà ed onestà nella convivenza, alcune leggi ci sono e bisogna saperle per servirsene, facendosi guidare da chi ne sa più di noi in materia giuridica.
Il ragazzo che si dichiara pronto a trasferirsi in Spagna con il suo compagno può rimanere in Italia, secondo la mia esperienza, scrivendo nero su bianco...
Anche i medici degli ospedali con uno scritto preciso del paziente, che dichiara da chi vuole essere assistito, devono rispettarlo.

La vedova di Nicola Calipari, ad un anno dalla morte del marito, ha deciso di scendere in politica. Lei come compagna di Giuni Russo non si è mai esposta. Ho letto che non apprezza manifestazioni sfacciatamente gay come i pride. La situazione italiana, credo lo sappia, è ancora molto difficile. Cosa si può fare per migliorarla?!
Non scenderò in politica, io scenderò dal Tram! Ma prima di scendere dal Tram lavorerò intensamente solo per Giuni Russo, per affermarne l'unicità, preziosità e grandezza Artistica, sempre a Dio piacendo.
Non eravamo d'accordo con le manifestazioni gay dove si ostentano lustrini, paillettes e boa rosa, in un'intervista Giuni disse:
"Per una volta nella vita mi piacerebbe che i miei occhi vedessero un pride dove si manifesta vestiti in maniera naturale e comune a tutti: poiché non esistono diversità e/o differenze di nessun genere".
Gli uomini in doppio petto e le donne con i tacchi a spillo; chi non riesce mezzo tacco! Perché no?

La situazione italiana non è così difficile, mancherebbe poco! Forza.
La testa e l'atteggiamento di alcune categorie bisognerebbe cambiare.......allora sì che ogni condizione Umana sarebbe Oggettivamente Naturale.
Utopia? Speriamo proprio di no!

Grazie per aver accettato questa intervista.
Grazie a te.
BASTA! ALLE SEGHE MENTALI

(21/03/2006) Questo l`appello lanciato da uno studioso olandese che rivela che ponderare troppo induce all`errore. Spesso è meglio agire d`istinto.

Basta seghe mentali: siate decisi! Scritta così sembra uno dei tristi appelli fatto da un televenditore notturno eppure a pronunciare un così strano assioma è stato Ap Dijksterhuis dell’università di Amsterdam.
Secondo quanto scoperto, o volutamente trovato, dallo studioso olandese le decisioni importanti prese ponderando eccessivamente i pro e contro portano spesso a scelte non soddisfacenti; meglio dunque affidarsi all’intuito e…buttarsi.
Ma come hanno fatto gli scienziati coordinati da Mr Dijksterhuis a dedurre che è meglio affidarsi all’istinto, farsi guidare da un semplice “Testa o Croce?”.
Delle ottanta persone reclutate per lo studio, alla metà è stato chiesto di ponderare le proprie scelte, analizzare le cause, dedurre conseguenze su dubbi di diversa importanza, dalla scelta dello shampoo all’acquisto della casa mentre, ai restanti quaranta è stato richiesto un approccio decisamente alla carlona per risolvere anagrammi, puzzle e quiz matematici.

Ebbene, dall’analisi dei dati lo staff di Mr Dijksterhuis ha dedotto che solo in caso di scelte semplici (evidentemente non per l’acquisto di una casa, come logico pensare) l’istinto è la risorsa ottimale da utilizzare.
Ora, verrebbe da dedurre che lo staff olandese sia arrivato alla scoperta dell’acqua calda se non fosse che anche per le scelte importanti (evidentemente anche per l’acquisto di una casa) un’eccessiva meditazione diventa forviante; qualora la mente, ad esempio, è impegnata in attività che richiedono inevitabilmente un’importante attività celebrare, la parte inconscia riesce a procedere in un analisi più libera e attenta dei dati disponibili.

La parte cosciente, hanno dedotto non proprio così rapidamente gli scienziati impegnati nello studio, è in grado di elaborare solo una limitata quantità di informazioni. Questo porta a perdere, almeno in parte, il quadro generale della situazione e a procedere con scelte errate.
Questo spiegherebbe perché chi fa lavori dove il tempo di reazione è fondamentale, come medici, soccorritori o piloti, spesso prenda decisioni d’impulso che poi si rivelano esatte.
Come si spiega allora la rapidità di certi becchini che pur di arrivare per primi, come riportato da un’ansa di qualche giorno fa, si erano messi d’accordo persino con del personale ospedaliero?!

Fonte: Ansa – focus.it
VOLVER, PEDRO RITORNA DALLE DONNE

(15/03/2006) Presentato in anteprima lunedì a Madrid, uscirà nelle sale spagnole il prossimo venerdì “Volver”(ritornare), il sedicesimo film di Pedro Almodovar.

Presentato in anteprima lunedì a Madrid, uscirà nelle sale spagnole il prossimo venerdì “Volver”(ritornare), il sedicesimo film di Pedro Almodovar.

Dopo un film duro di uomini, come “La mala educacion”, il regista spagnolo torna a raccontare le donne, le donne che lo hanno circondato durante l’infanzia, “non mi sono reso conto che stavo entrando in un universo tanto personale e tanto intenso, che stavo parlando di tutte le donne che mi giravano intorno quando ero bambino” ha raccontato l’autore.

Per farlo, per ritornare in quell’universo lasciato solo per raccontare le molestie subite da Ignacio ed Enrique nel collegio dei padri salesiani nella Spagna franchista, Pedro, oltre che di Yohana Cobo, ha deciso di avvalersi di Carmen Maura, vista di recente nella commedia Reinas (già protagonista della pellicola di Almodovar “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”) e di Penelope Cruz che proprio con il registra mancega debuttò prima di farsi rapire da Hollywood.

Sentendo la colonna sonora del film, “volver” interpretata da Estella Morente, e vedendo il trailer (in Italia come pure in Francia “Volver” uscirà il prossimo 19 maggio), non si può non pensare a quella specifica forza femminile raccontata molte volte anche da Isabel Allende.

La Mancha raccontata da Almodovar sembra essere la perfetta trasposizione europea di quell’America latina raccontata dall’Allende nella casa degli spiriti, il rapporto che le cinque protagoniste hanno con la morte sembra essere ricco d’amore e ombra per una commedia non surrealista. “I vivi e i morti convivono senza stridere provocando situazioni esilaranti e regalando emozioni vere, ha dichiarato Almodovar. È un film sulla cultura della morte della mia terra, la Mancha. I miei concittadini vivono la morte in maniera assolutamente naturale. Il modo in cui i morti rimangono presenti nella loro vita, la ricchezza e l'umanità dei loro riti fa sì che i defunti non muoiano mai”.
IL DRAGHETTO GRISÙ PER CAPIRE L’ORIENTAMENTO SESSUALE DEI BAMBINI?!

(10/03/2006) Rosa Russo Jervolino ha deciso di indagare sull’orientamento sessuale dei bambini.

Napoli. Omosessuali si nasce o lo si diventa?! Una bambino che gioca con le bambole da adulto manifesterà pubblicamente la propria omosessualità?! A queste ed altre domande simili ha deciso di dare una soddisfacente risposta il sindaco di Napoli, Rosa Russo Jervolino.
Il primo cittadino partenopeo, a tal proposito, ha commissionato al Dipartimento di Neuroscienza dell’Università Federico II, uno studio sui “comportamenti di genere dei bambini” che frequentano le scuole comunali, in un’età compresa tra i tre e sei anni.
Il progetto, intitolato “Il Draghetto Grisù” (Lady Oscar sarebbe stato effettivamente troppo ambiguo), è stato guidato da Paolo Valerio, professore ordinario di Psicologia Clinica presso l’Università degli Studi di Napoli.
Dopo essere contestato duramente da Cgil e Arcigay Napoli, Paolo Valerio ha voluto chiarire gli obbiettivi del progetto.
“Non era nostra intenzione schedare i bambini. Volevamo fornire alle insegnanti strumenti e conoscenze per migliorare la loro comprensione dello sviluppo psicologico dei bambini, con particolare riferimento all’identità di genere”.
Giusto per capire come lo staff del prof.Valerio avrebbe aiutato le insegnanti, una delle maestre a cui è stato sottoposto il questionario ha deciso di rendere noto alcune delle domande, alle quali si poteva rispondere solamente mai, quasi mai, talvolta, spesso, molto spesso.

Le domande, ha raccontato la maestra, erano divise in tre aree:
1) Quante volte il bambino ha giocato con i seguenti giocattoli nell’ultimo mese?
(Pistole, gioielli, cassetta di attrezzi, bambole vestiti di bambole o carrozzine, trenini macchinine o aeroplanini, spade o oggetti utilizzati come fossero spade, servizio da the o da caffè).
2) quante volte il bambino si è impegnato nelle seguenti attività durante l’ultimo mese?
(Giocare alle faccende domestiche, giocare con le bambine, interpretare un personaggio femminile es. una principessa, giocare o svolgere un’attività tipica maschile es. un soldato, combattere, interpretare un membro della famiglia, sport e giochi con la palla, arrampicarsi, giocare a prendersi cura di altri bambini, mostrare interesse per le macchine i treni o aeroplani reali, vestirsi con abiti da bambina).
3) quante volte il bambino ha mostrato le seguenti caratteristiche durante l’ultimo mese?
(Gli piace esplorare il contesto circostante, gli piacciono giochi di lotta e zuffe, mostra interesse per ragni serpenti e insetti, evita di sporcarsi, gli piacciono le cose graziose, evita situazioni rischiose).

La maestra, che ha reso pubblico il questionario, si è però rifiutata di compilarlo, diversamente da altri. Dai dati ufficiali forniti dall’equipe che segue il progetto dei bambini, tra i tre e i sei anni della provincia di Napoli, già di 7000 si saprebbe qualcosa in più sull’identità di genere.
Ma siamo proprio sicuri che saranno questionari come questi a far capire agli adulti le possibili preferenze sessuali dei più piccoli?!
Se un bambino, come ha raccontato una madre, in classe gioca sia con i maschi che con le femmine, gli piace sia il calcio sia la cucina della sorella, pur buttandosi nella mischia ma quando era più piccolo dormiva con un bambolotto, da grande che orientamento sessuale dimostrerà?! Ma soprattutto, cosa può fare questa madre affinché non venga schedato?! Nulla per adesso. Il progetto, dopo numerose polemiche, è stato bloccato.

“Siamo assolutamente contrari a questo tipo di investigazioni - fa sapere il candidato a sindaco Marco Rossi Doria, esperto di problemi dell’infanzia - perciò siamo lieti che siano state bloccate”.
“Non era nostra intenzione schedare i bambini, ha dichiarato il coordinatore del progetto. Vogliamo che sia fatta pubblicamente chiarezza sugli obiettivi della nostra ricerca. Pensare che ci impegnavamo del tutto gratuitamente”. Il progetto ufficialmente non è stato finanziato dal comune ma dall’università, sulla quale comunque si investono soldi pubblici.

Fonte: Lui
NESSUNA CERTEZZA

(03/03/2006) Di lui pensavo di sapere tutto, anche l’orientamento sessuale.

Tiromancino_NESSUNA CERTEZZA
Parole
camaleontiche
diventano note
scavate nell’anima;
è come se
ogni parola che
parli d’amore
diventi musica...

Bum, Bum, Bum. Scappo da Mario, scappo da lui, non scappo da me. Non scappo dalla mia omosessualità, dalla mia famiglia (che finalmente sa di me). Ho bisogno però di viaggiare, devo essere in continuo movimento per capire se ci sarà una persona che sarà per me importante.

È giovedì. Mi chiama Stefania, le farebbe piacere se per il week end la accompagnassi a Roma. A Roma abita Flavia, la persona a cui Stefania quella sera sulla spiaggia dedicò due destini. Provo un po’ di sana invidia quando le vedo tubare come due colombe pasquali. Meglio per loro.

Mi ci vuole proprio un week end fuori porta. Passo a prendere Stefania alle 6.00. Viaggiare in treno mi piace, mi è sempre piaciuto, non sai mai chi si può incontrare.

Pensi che dopo 4 ore gomito a gomito con un'altra persona, oltre che le preferenze sessuali, tu di lui sappia tutto.

Pensavo anch’io di sapere tutto di lui…invece.

Sono le 8.00 quando il capostazione da il via. Si parte. Stefania non vede l’ora di riabbracciare la sua Flavia, io…io non vedo l’ora di conoscerlo. Alto, robusto, moro, occhi azzurri. Ecco lì al posto, credo, 85 il mio uomo ideale. Cosa faccio. Vado o no a conoscerlo?! Mi consulto con Stefania. Non cosciente del fatto che per lei il treno con cui stiamo viaggiando, più che un comodo mezzo di locomozione è un fantastico Polar Express, accolgo il suo consiglio. Vado, alla peggio non lo rivedrò più.

“Piacere …”.
“Piacere mio”
“Starei andando a Roma con la mia amica…sai l’amore...ha deciso di non filarmi di pezza”
“Capisco, anche il mio miglior amico Paolo quando parla del suo Matteo è così”
…È GAY, È GAY, È GAY… penso
“Paolo e Matteo…?!”
“Qualche problema a riguardo?!”
“Direi di no, anzi”
…parliamo, parliamo e parliamo. Più passa il tempo, più mi convinco che adesso ho un buon motivo per tornare a Milano, lui…Andrea.


È mezzogiorno, strano ma vero, il pendolino è arrivato puntuale a Roma. Io ed Andrea ci salutiamo non prima di esserci scambiati i numeri di telefono e di averci dato appuntamento la sera seguente all’Elephant.

Possibile che di sera sia così figo?! Più lo vedo e più la voglia di baciarlo cresce. Bum, bum, bum. Il dj coatto credo abbia percepito tutti i miei desideri. Luci forti, un cocktail davvero esplosivo e Outside di George Michael mi aiutano. Prendo coraggio, mi avvicino, sto per baciarlo. Non riesco a baciarlo. Si allontana. "Il nostro, mi sussurra nell’orecchio, è un amore impossibile". Mi giro la vedo. Si chiama Giovanna. Giovanna e Andrea stanno insieme da due anni, lui è venuto a Roma per vedere come se la cava nel locale nuovo che gestisce: “l’Elephant”.

…one love… .Jo.
GAYA, IL PIANETA OMOSESSUALE

(21/02/2006) Siamo propri sicuri che un moderno Noé sull’arca porterebbe solo coppie eterosessuali di animali?!

Per molti, ahimè, è ancora difficile prender atto che l’omosessualità è una condizione naturale. Ci si nasce. Ci nascono gli uomini, ci nascono le donne, ci nascono pure gli animali.
In poco più di un mese infatti all’onore delle cronache sono balzati ben tre storie di coppie animalesche non proprio sullo stile Peggy e Pongo (la coppia di cani protagonisti della carica dei 101). C’è chi (come una coppia di avvoltoi israeliani) dopo anni di vita da coppia si separa contendonsi il cucciolo cresciuto insieme, chi prova a passare sull’altra sponda (come dei pinguini tedeschi) e chi non solo vive la propria omosessualità alla luce del sole ma decide persino di mettere su famiglia con il compagno (un fenicottero gay rosa). Ma procediamo con ordine.

Secondo quanto riportato dal Yediot Ahronot, un quotidiano israeliano, Dashik (un avvoltoio dello zoo di Gerusalemme) avrebbe reagito male dopo che Yehuda (l’altro avvoltoio) lo avrebbe lasciato per un'altra. L’avvoltoio oltre ad abbandonare la gabbia coniugale si è allontano dal cucciolo che “erroneamente” stava crescendo con il partner. Il piccolo dopo la separazione dei genitori, l’avvento di un avvoltoio di matrigna ha dovuto sopportare un altro trauma. Per consolarsi Dashik, invece di buttarsi nella ali di un avvoltoio “virile” ha optato per quelli più delicate di una femmina.

Ma non tutti apprezzano il gentil sesso.
Come già era successo lo scorso anno, anche questa volta i pinguini dello zoo tedesco di Bremerhaven hanno snobbato le pinguine dello zoo svedese di Kolmarden, migrate appositamente per eliminare dai pinguini tedeschi “qualsiasi forma di timidezza”.
Meglio questo tipo di timidezza che la sfacciataggine di certi visitatori dello zoo in cui i pinguini alloggiano. Secondo qualcuno, talvolta arrivato appositamente dagli Stati Uniti, la presunta omosessualità dei pinguini sarebbe forzata dalla direzione dello zoo per attirare a sé un maggior numero di visitatori.

Ma non dovunque l’omosessualità viene contestata.
Nella riserva britannica di Slimbridge, ad esempio, vivono Carlos e Fernando; due fenicotteri rosa, gay e innamorati. Sono talmente presi l’uno dell’altro che due volte all’anno, nella stagione degli amori, mettono in scena un complesso rituale di corteggiamento e costruiscono insieme il nido.
Un nido che oltre a resistere al tempo, i due stanno insieme ormai da cinque anni, resiste alle quotidiane difficoltà della famiglia. “I due uccelli – hanno dichiarato i responsabili della riserva - sono degli ottimi genitori tant’è che hanno già allevato tre generazioni estranee di cuccioli”.
Ottimi genitori, ottimi omosessuale ma in un ottimo pianeta?!
COME SORELLE?!

(14/02/2006) Gemelle dalla nascita, sorella e fratello in età adulta.

Spesso sono state organizzate dalle manifestazioni per riunire le coppie di gemelli omozigoti. Qualora uno dei due decida di cambiare sesso, la partecipazione è ancora garantita?! Forse no. Forse, quella coppia è meglio che si distingua partecipando magari ad uno show televisivo. Proprio in televisione, durante lo storico show della Cnn condotto da Larry King, Aiden Key e Brenda Chevis hanno deciso di parlare della propria storia. Nate come gemelle identiche, una delle due ha deciso di sottoporsi ad una serie di interventi per assomigliare sempre più alla sua vera natura: quella maschile.

Vivere la propria natura per Aiden Key è stato mediamente semplice, differentemente da quanto accade per l’uomo medio che non deve chiedere mai. L’uomo che si fa condizionare la vita dall’amletico dubbio: “Quanto c’è in me di maschile e quanto di femminile?”.
L’uomo che si adagia su una subdola pigrizia mentale occidentale, che non impedisce agli individui di liberarsi da un’impostazione mentale settoriale; impostazione che altro non è che l’unica e vera scusante del contesto eterosessuale che obbliga la maggior parte degli individui a rapportarsi con gli altri secondo una divisione binaria dei sessi ben delimitati. Questo tipo di divisione oltre a riproporre e perpetuare modelli che hanno contribuito alla crescita della maggior parte degli individui, rinvigorisce anche la maggior parte degli stereotipi legati all’universo maschile e femminile.

Universi che solo apparentemente non comunicano tra loro. Proprio come accade per i binari la rotaia Uomo è collegata a quella Donna grazie ad una serie di staffe, rappresentanti tutte le persone T* (ad esempio transessuali e transgender). Le persone T*, come dichiarato dallo scrittore Davide Tolu (autore de “il viaggio di Arnold”, uomo da otto anni) non si pongono gli schematismi sessuali, ma dimostrano, tramite il loro disagio, che tra i due sessi c’è un continuum, una possibile comunicazione.

La sessualità bisogna dunque viversela come un viaggio, chiamato amore, o come la stazione d’arrivo del proprio Io?! A tutte le persone T*, l’arduo compito di alfabetizzarci.

Fonte foto: repubblica.it
COLAZIONE DA TRUMAN CAPOTE

(14/02/2006) Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna. Dietro il successo di Audrey Hepburn, Truman Capote.

Chi di noi non ha mai regalato per Natale ad una persona cara il dvd o la videocassetta di Colazione da Tiffany?! Pochi.
Salvo, Audrey Hepburn, chi prima della visione del film si è letto il romanzo?! Ma soprattutto chi conosce l’autore di quel romanzo?! Sempre meno.
Eppure Truman Capote non scrisse solo “Colazione da Tiffany”. I romanzi che lo resero noto al pubblico letterario furono altri. Come altra, alternativa, fu la sua vita da quando nel 1930, a soli sei si allontanò dai genitori, da New Orleans per l’Alabama, dove crebbe con i nonni.
Alla scarsa dedizione per lo studio il giovane Truman non accompagnò una passione per lavori manuali. La scrittura era la sua passione tant’è che giovanissimo debuttò sulla celebre rivista New Yorker.

Precoce non solo sul lavoro ma anche per i tempi.
Un carattere difficile ed irriverente, una omosessualità mai tenuta nascosta influirono negativamente sul suo stato d’animo. Stato d’animo dettato sempre da un’inquietudine di fondo che non solo gli fece compagnia durante tutta l’esistenza ma anzi lo condusse sempre alla ricerca di posti, conoscenze, incontri nuovi. Con sé portò sempre un registratore. Un registratore per ricordare tutto ciò che gli succedeva attorno.
Fortuna che di Capote, degli articoli, del suo carattere non si ricordò il direttore del New Yorker quando lo licenziò. Liberato dagli impegni giornalisti il Southern Gothic Novelist venne sempre più apprezzato dagli ambienti letterali che contano. La presunzione, l’arroganza, la mitologia che circondava il suo personaggio fecero sì che a Capote si associasse oltre che le polemiche anche la genialità dello scrittore ribelle.

Lasciato alle spalle il succcesso riscosso con Colazione da Tiffany, Capote nel novembre del 1959 decide di recarsi in Kansas per scrivere dello sterminio di una famiglia per mano di due psicopatici. L’indagine che doveva diventare banalmente un articolo, causa l’amicizia stretta da Truman con gli assassini, sarà raccontata in “A sangue freddo” (da cui recentemente è stato tratto anche un film).
A nulla è servita la fama conquistata con soli due libri, Capote durante gli ultimi suoi anni alle serate mondane alternò droga e alcol finché il 25 agosto 1984 a Bel Air, si congedò da questa vita.
Una vita, diversamente da quanto riportato nell’incipit di “Colazione da Tiffany”, in cui Capote non si è mai sentito attratto dai posti in cui ha vissuto, dalle case e loro dintorni.
DARIO BELLEZZA, L’ANGELO DI ELSA MORANTE

(05/02/2006) Il santo della comunità gay.

Il 31 marzo del 1996 moriva Dario Bellezza, “il più grande poeta della sua generazione”, secondo la fortunata definizione che ne aveva dato Pier Paolo Pasolini.

Massimo Consoli lo ricorda così:
“Dario era il mio amico più caro, più intimo, con il quale ho avuto un forte rapporto affettivo durato una trentina d’anni. Mentre lui se n’andava per sempre, io ero in aereo tra la Tailandia, dove avevo partecipato ad un incontro tra la Croce Rossa Italiana e la sua omologa in quel paese, ed il Giappone, dove avrei seguito i lavori di una Conferenza Internazionale sulle Emotrasfusioni.

La notizia mi raggiunse appena arrivai in albergo. Ebbi un attimo di smarrimento, poi scoppiai a piangere di fronte a quaranta primari dei vari ospedali italiani che, devo riconoscerlo, fecero a gara nel tentativo di riconsolarmi.

La scomparsa di Dario, dovuta all’aids, è stata una perdita enorme non solo per me, personalmente, ma anche per la nostra comunità, per la poesia italiana, per la cultura”
.

Nato a Roma nel 1944 Dario Bellezza è stato uno dei più grandi intelletuali italiani del XX secolo tant’è che in coincidenza con la pubblicazione di “Invettive e Licenze”, nel 1971, Pier Paolo Pasolini definì il lirico “il miglior poeta della nuova generazione” e come tale Bellezza si impegnò fino alla fine, quando il 31 marzo 1996 morì minato dall’aids.
Editorialista per praticamente tutte le riviste italiane di letteratura e di poesia ( Paragone, Carte Segrete, Bimestre, Periferia, il Policordo) oltre che per quotidiani e settimanali, Bellezza prima di scrivere quello che per tutti resta il suo capolavoro “Lettere da Sodoma”, decise di estraniarsi dall’impegno politico chiesto ai giovani intellettuali negli anni settanta. Del proprio dolore interiore di quel periodo scrive:

"Il mare di soggettività sto perlustrando
immemore di ogni altra dimensione.
Quello che il critico vuole non so dare. Solo
oralità invettiva infedeltà codarda petulanza".

Un dolore forte come quello provato in occasione della morte di Pasolini, al quale l’autore dedicherà nel 1981 il saggio biografico Morte di Pasolini. Scrive Bellezza nelle prime pagine del saggio:

“In tutta la loro gelida, disarmante crudezza delle sue foto oscene sul letto di morte... nudo, esposto, con tutte le macabre ferite esibite del suo 'sacro' martirio.
Nessuno protestò per quelle foto esibite in pubblico.
In faccia ai borghesi contenti di dirsi 'Così è morto quel cane'...". Questo lo spunto, l'occasione per parlare di un amico, per parlare della sua morte non con volgari scopi scandalistici, come aveva fatto la stampa del tempo, bensì per cercare di capire se questa morte, dalle tinte fosche, fosse stata determinata semplicemente dal caso oppure se era il prevedibile punto d'arrivo di un'esistenza complessa e di una personalità ambigua”.

La vita di Bellezza non si intrecciò, professionalmente e umanamente, solo con quella dell’autore di “Le ceneri di Gramsci”.

Anche Elsa Morante ebbe un ruolo importante nella vita dell’intellettuale romano. In un intervista rilasciata a Luciano Simonelli nel 1984, dichiara Bellezza:

"La conobbi quando avevo sedici anni e lei, cinquantenne s'innamorò di me... Io avevo molta ammirazione per lei e anche affetto, come lo può avere un giovane che ha scritto tre versi brutti, glieli fa leggere e si sente dire che sono un capolavoro... Certo se mi avesse considerato davvero un genio, come diceva, poi mi avrebbe perdonato qualunque cosa".

Invece Elsa Morante non gli perdonò mai "certe gravi offese", l’inganno sentimentale subito dal giovane autore.

"La nostra storia è andata avanti per nove mesi fino a quando una rivista ha pubblicato un mio racconto e lei, che credeva fossi eterosessuale, leggendolo si è accorta che non era così...".

Ancor più grave fu per la scrittrice rivivere il rapporto amoroso con Bellezza dalle pagine di uno dei suoi romanzi: Angelo.
In Angelo, infatti, il giovane protagonista, imprigionato in un'esistenza disastrosa segnata dalla droga, dall'omosessualità, dall'omicidio, incontra la "famosissima scrittrice" Elisa V. una paradisiaca e allo stesso tempo spietata e irraggiungibile "Dea della Letteratura" della quale egli è schiavo, vittima della sua profonda ma irrealizzabile passione.
Lo scrittore sa bene che questo romanzo gli costerà caro e che in molti lo accuseranno di aver cercato solo volgare pubblicità.

"Diranno che ho voluto, in verità, soprattutto svalutare agli occhi dei suoi passati lettori la figura sacra della scrittrice... Forse scrivo per vendetta, o per simulare davanti al fosco teatro di me stesso un amore impossibile e normale; e per ritrovare una perduta identità scomparsa nella tempesta del tempo... e pur sapendo che mai Elisa mi perdonerà, ho voluto per l'ultima volta testimoniare l'enorme dipendenza che a lei mi lega".

Passano gli anni, Bellezza pur pubblicando diversi libri e raccolte di poesie percepisce che ormai sono trascorsi gli anni della giovinezza e questo genera una sensazione di precarietà, di angosciosa attesa della morte. Il poeta ne avverte la presenza, ne è atterrito e lo confessa con struggente onestà:

"Ho paura. Lo ripeto a me stesso
invano. Questa non è poesia né testamento.
Ho paura di morire. Di fronte a questo
che vale cercare le parole per dirlo
meglio. La paura resta, lo stesso".

La sofferenza incurabile, causata dall’aids, lo costringerà a riflettere sul valore stesso del suo lavoro poetico:

"Io relitto semiserio di un mondo scomparso...
...io poeta,
genere alimentare fra i più scadenti
e ispessiti dalla volgarità del consumo
...piango sulla comune sorte
di rimanere dentro l'umano".

A due anni dalla morte, nel 1998, nel corso di una cerimonia all’università romana La Sapienza venne dichiarato come “Santo della comunità gay”.
I BALLERINI PIÙ BRAVI SONO ANCHE QUELLI PIÙ SEXY?!

(19/01/2006) Gli uomini che ballano meglio sono anche quelli che rimorchiano di più.

New Jersey. Un uomo, più balla meglio e più rimorchia?! Sembrerebbe di sì; a dimostrarlo ci hanno pensato un gruppo di ricercatori capeggiati da William Brown. Secondo quanto dimostrato dal team, della Rutgers University di Piscataway, il potere seduttivo di un bello e bravo ballerino sarebbe istigato dalla simmetria del corpo, un parametro che precedenti ricerche avevano dimostrato essere un importante fattore nella selezione del patner per l’accoppiamento.

Per provare tutto ciò gli scienziati si sono avvalsi di un gruppo di ragazzi giamaicani, la cui cultura si basa molto sul ballo, chi di noi non ha mai ondulato sulle note di un pezzo reggae?! Ebbene, i filmati delle cavie ballerine sono state poi sottoposte al vaglio di 155 coetanei di entrambi i sessi.

Se per le donne i ballerini più bravi hanno suscitato interesse, medesimo effetto non è stato riscontrato tra gli uomini questo perché, sempre secondo i ricercatori, la donna mossa da un istinto di riproduzione sarebbe più selettiva nella scelta del patner: per lei l’abilità maschile nel ballo sarebbe sinonimo di simmetria del corpo.
Pur non dimostrandolo scientificamente una teoria analoga l’aveva già formula anche Charles Darwin (autore de “l’origine della specie”) ma evidentemente gli scienziati americani prima di attivarsi in questa direzione hanno dovuto vedere la performance di Jessica Simpson nel video della colonna sonora di Hazzard !!!
GF VIP SULLA BOCCA DI PETE?!

(10/01/2006) La star dei Dead or Alive vorrebbe denunciare in onda quanto ha subito nei mesi scorsi.

Dallo scorso 5 gennaio nella casa del Grande Fratello Vip brittanico in onda su Channel 4, oltre a George Galloway (deputato di sinistra contro la guerra in Iraq) è entrato anche Pete Burns leader dei Dead or Alive. Niente di strano se non fosse che il cantante ha deciso di sfruttare la visibilità del reality brittanico per denunciare quanto subito nei mesi scorsi.
È il gennaio 2004: poco dopo un’esibizione con i Scissor Sisters Pete comincia ad avere dei gravissimi problemi alle labbra, che come altre parti del volto sono state rifatte. Inevitabile un altro intervento; intervento condotto da un chirurgo che invece di porre rimedio al guaio né causa un altro. Disperato e con delle labbra visibilmente oscene (basti dire che sia sopra che sotto la pelle secerneva una secrezione gialla), Pete decide di optare per una clinica genovese. Mesi e mesi di operazioni, oltre che a provarlo fisicamente, lo intaccano economicamente tant’è che persa la casa a Nothing Hill, per recuperare i soldi spesi, il cantante è stato costretto a partecipare al reality (ufficialmente il denaro della ipotetica vittoria di Pete andranno all’associazione Mermaids che si occupa degli adolescenti e bambini con problemi di identità di genere). Ma la star non ha pensato di denunciare quanto finora descritto solo in diretta tv. Anche gli avvocati, oltre alle telecamere, sono intervenuti per “salvare” la star sporgendo una denuncia sia contro il medico inglese, sia contro la clinica privata genovese che nei mesi scorsi ha lavorato sulla bocca di Pete. Ma perché denunciare l’equipe che ha contribuito a riportare alla normalità il viso di Pete?!
Sembrerebbe che il team italiano proprio sul finire del lavoro sarebbe stato fermato dalla direzione della clinica, gestita da suore. Avvalendosi del diritto della privacy del paziente, la clinica ha deciso di tacere; a parlare nel frattempo ci pensa però una petizione on line contro il trattamento subito da Pete a Genova.
CHI HA PAURA DELL’UOMO NERO?

(21/06/2005) La musica reggae ha radici omofobe? Intervista a Vito War, dj italiano considerato un guru del genere. Per capire se la censura è davvero l`arma giusta.

Prima che Feltri ci propini una raccolta di Bob Marley è bene capire cosa ruota attorno alla polemica iniziata settimana scorsa. Quale polemica?! L’organizzatore del Metarock, Nicola Zaccardi, ha deciso di non far rientrare nel suo progetto di festival Sizzla, autore di numerose liriche omofobe. Parallelamente alla sospensione del concerto del cantante incriminato, il rapporto di Amnesty dichiarava che tra i paesi con le peggior condizioni di vita per gli omosessuali c’è anche la Giamaica (per intenderci il paese del reggae si è posizionato nella classifica a pari merito con Arabia Saudita e Corea del Sud). Dobbiamo seriamente cominciare a preoccuparci e ad immaginare una nuova crociata censoria verso il reggae e tutto il suo mondo di significati e significanti che ne deriva? La censura è un metodo giusto? Se lo chiedeva solamente ieri proprio su questo sito Federico Giunta. Si è ben comportata Arcigay protestando per la presenza dell'omofobo Sizzla in un concerto patrocinato dalle istituzioni?

L'Associazione internazionale per i diritti GLBT ILGA in Inghilterra si è molto battuta per contrastare i cantanti rasta omofobici (vedi cos'è successo all'aeroporto di Heathrow qualche giorno fa). Per capire qualcosa di più su questa spinosa vicenda, GAY.tv ha intervistato Vito War, vero guru del reggae radiofonico, al timone da quasi due decenni di Radio Reggae Station (programma dedicato al beat raggae in onda ogni domenica Radio Popolare Network).
Vito, credi che la musica reggae abbia dei fondamenti omofobici? Se sì, da dove arrivano?
Credo proprio di no. La musica reggae è da sempre lo strumento che gli artisti jamaicani utilizzano per comunicare e far conoscere a tutto il mondo il proprio malessere nei confronti della società.
Teniamo presente che il sound system nasce come punto di aggregazione per le comunità più povere dell’isola, che di conseguenza diventa anche un modo per esprimere il proprio punto di vista su quello che accade e spesso in contraddizione con le istituzioni.
Quindi, assolutamente non è l’omofobia il fondamento della musica reggae, che invece basa le sue radici sui concetti di pace, amore e rispetto tra tutti gli individui.

La mancata partecipazione di Sizzla al Metarock rappresenta un vera e propria censura. Che tu sappia esistono in Italia filtri simili?
Io credo, o almeno mi auguro che il boicottaggio intrapreso (giustamente) nei confronti di una sparuta rappresentanza di artisti, porti gli stessi a ravvedersi rispetto alle posizioni intraprese, anche se non sono molto sicuro che la censura sia la formula migliore. Credo comunque che un segnale forte andasse dato.

Dal momento che in molti ti considerano un vero esperto di reggae, cosa pensi dell’accaduto e come ti comporti se ti vengono proposti dischi con messaggi simili?
Per quanto mi riguarda sono sempre stato attento a quello che trasmetto da 17 anni a questa parte sulle frequenze di Radio Popolare Network. Se è stato fatto qualche errore agli inizi della mia carriera, sicuramente non era a scopo propagandistico di posizioni che non condivido, magari causato da una scarsa conoscenza dello slang jamaicano. Bisogna tener presente che da molte persone la musica reggae viene vissuta come una musica che ti prende dentro, si lasciano trasportare dal basso e batteria e da liriche molto orecchiabili che li portano a ballare, spesso senza porsi troppo il problema di cosa stia cantando l’artista. Questo credo che succeda con tutti i generi musicali, soprattutto se cantati in lingue diverse dalla nostra. Degli stessi artisti che sono sotto accusa in questo momento in tutto il mondo esistono svariate belle canzoni che non propagandano una filosofia integralista della religione Rasta.

In Inghilterra esiste un accordo siglato da un'importante associazione omosessuale (ILGA) secondo il quale ad esempio Sizzla lì non si può esibire. Che tu sappia esiste qualcosa di simile in Italia o a livello europeo?
Sì, è vero molte associazioni omosessuali hanno ottenuto da parte dei governi il boicottaggio di spettacoli dove si fa propaganda omofobica, però quello che mi dispiace è che dovremmo esser tutti coscienti del fatto che non è sostenibile portare avanti delle posizioni di questo tipo e quindi non lasciare solo alle associazioni omosessuali il compito di vigilare su questi fatti.

Concludendo, ti va di suggerirci dei nomi che secondo te hanno un comportamento di vero rispect verso la causa omosessuale?
E’ difficile rispondere a questa domanda, perché non trovo la ragione per cui si debba ricercare in questo genere di musica la difesa di scelte sessuali. Anche perché pur condannando qualsiasi posizione omofobica, ogni integralismo religioso ha i suoi forti schemi, e questo si ripercuote nella società attraverso tutti i mezzi di comunicazione, tra questi, purtroppo c’è anche la musica.
Vorrei sottolineare che si sta parlando di una vera minoranza all’interno di un mondo musicale vastissimo in tutte le sue sfaccettature, quindi sarà ininfluente e solo positiva l’emarginazione di certi artisti. Non cadiamo nell’errore di fare di tutta un’erba un fascio, il popolo della reggae music ha un animo positivo e mai e poi mai permetterà a pochi fanatici di rovinare tutto ciò che di buono porta con sé la reggae music...

Grazie Vito.
Grazie a voi... Irie Irie da Vitowar.

C’è chi qualche anno fa, ormai, cantava immagini e chi progettava sogni di libertà. Le immagini (di John Lennon) e i sogni (di Martin Luther King) avrebbero oggi le stesse tonalità se nel tempo la censura a concetti contrari non fosse intervenuta?!
GUIDA SEMPLICE AI REFERENDUM SULLA PROCREAZIONE ASSISTITA

(07/06/2005) La guida semplice per capire davvero i 4 quesiti del 12 e 13 Giugno 2005. Ecco per cosa si vota, cosa può cambiare, cosa no.

GUIDA SEMPLICE AI REFERENDUM SULLA PROCREAZIONE ASSISTITA

12 - 13 GIUGNO 2005

QUESITO 1: Per consentire nuove cure per malattie come l’Alzheimer, il Parkinson, la sclerosi, il diabete, le cardiopatie, i tumori.
Cosa vieta?
L’utilizzo delle cellule staminali prelevate da embrioni non utilizzati.
Perché bisogna votare si?
Perché la ricerca sulle staminali è fondamentale per combattere malattie come il cancro, la sclerosi, l'Alzheimer, il Parkinson, il diabete e molte altre ancora. Si tratta di problemi che, solo in Italia, riguardano circa 12 milioni di persone a cui la legge 40 , così com’è, sottrae una speranza fondata di guarigione.
Cosa comunque sarà vietato
La produzione di embrioni solo per utilizzarli nella ricerca scientifica.
Le pratiche eugenetiche (selezione del colore di occhi, capelli ecc.)
La clonazione riproduttiva, mentre sarà permessa quella a fine terapeutico.
Perché bisogna votare no?
Perché non è lecito e possibile eliminare l'embrione mediante: la sperimentazione distruttiva; la clonazione; la crioconservazione (pratica che consente la conservazione di embrioni a bassissime temperature).
Per evitare di ricorrere a pratiche eugenetiche.
Per evitare qualsiasi tipo di clonazione.

QUESITO 2: Per la tutela della salute della donna
Cosa vieta?
Il congelamento degli embrioni.
L’analisi preimpianto.
Alla donna di cambiare idea.
Perché bisogna votare si?
Perché il mancato congelamento degli embrioni e l’obbligo di utilizzo di tre ovuli alla volta comportano, in caso di insuccesso, la necessità di sottoporsi a più cicli di cura, con possibili danni alla salute della donna.
Per evitare la possibilità di impiantare un embrione malato e un probabile conseguente aborto terapeutico.
Perché il trasferimento dell’ovulo fecondato avvenga volontariamente.
Per far avvicinare alla fecondazione medicalmente assistita coppie che non hanno tempo di sperimentare altri tipi di cure, piuttosto che coppie portatrici di malattie genetiche, alle quali è sconsigliabile avere figli naturalmente.
Perché bisogna votare no?
Affinché la donna non possa legittimamente rifiutarsi di accogliere il figlio desiderato.
Per non selezionare gli embrioni.
Per non permettere la crioconservazione.
Per evitare a coppie (ad esempio quelle intorno ai 40 anni) di rivolgersi subito alla fecondazione medicalmente assistita. Questo comporta una reale dimostrazione di aver battuto altre strade.
Per non far concepire le coppie portatrici di malattie genetiche.

QUESITO 3: Per l'autodeterminazione e la tutela della salute della donna.
Cosa comporta?
Gli stessi diritti “al concepito”, alla madre e ad ogni persona nata. Per “concepito” si intende l’ovulo fecondato ancor prima che si formi l’embrione.
Perché bisogna votare si?
Perché si preferisce pensare alla tutela e alla salute dei nati, degli esseri umani come può essere una madre, piuttosto che accanirsi a tutelare un embrione composto da 8 cellule (invisibile ad occhio umano).
Per far valere, in caso di conflitto, i diritti della madre.
Perché bisogna votare no?
Perché la legge si limita a dire che non è cosa giusta rifiutare il “concepito”.
Affinché il diritto alla salute della madre non comporti un rischio per l'embrione di 6-8 cellule.

QUESITO 4: Per la fecondazione eterologa
Cosa vieta?
L’utilizzo di gameti di donatori esterni alla coppia per la fecondazione assistita. Questa pratica viene eseguita solo in casi di grave sterilità.
Perché bisogna votare si?
Per evitare che le coppie sterili siano costrette a recarsi in paesi dove la fecondazione eterologa è consentita.
Perché bisogna votare no?
Potrebbe esserci il rischio di un rifiuto di un figlio da parte di colui, assai spesso l'uomo, che non lo ha generato. L'adozione non può essere presa ad esempio, perché essa è finalizzata a dare genitori a chi non ne ha, non a dare un figlio a chi non ne ha e perché è un rimedio ad un male.

ASTENSIONE
C’è chi sostiene, in particolare alcune autorità ecclesiastiche, che si possa percorre una terza strada (oltre al SI e al NO): quella del diritto all’astensionismo e quindi di un successivo mancato quorum. È legale e legislativamente valido invitare i cittadini a non andare a votare?! No. Da un minimo di 6 mesi ad un massimo di 3 anni sarebbe la pena, come enuncia la norma, a tutti coloro (persone con cariche pubbliche piuttosto che uomini di culto) che invitano a non votare. Del caso, ribattezzato dallo stesso autore “la lettera rubata” (di Allan Poe) se ne è occupato dalle pagine della Stampa, Michele Ainis (docente di Diritto pubblico all’università di Teramo e saggista). È giusto dunque adempiere ai nostri doveri da cittadini non rivendicando un diritto, che per la legge andrebbe sanzionato?! È giusto, come scrivono Lorenza Tezzi ed Emy Zigatti dal sito dell’arcigay nazionale, andare a votare per le difese di tutte le libertà individuali, incluse anche quelle verso le persone omosessuali?! Tuttavia è lecito, benché politicamente discutibile, anche astenersi. Quello che è illegale in Italia è invitare all'astensione.